Me ne rendo conto, sono un po' in ritardo (apriamo con un leggero eufemismo valà): il periodo della Haute Couture è passato da un pezzo e si sta già attendendo con ansia le prossime sfilate per la p/e 2020. Diciamo che una certa tesi di laurea (questa sconosciuta) si è frapposta impertinentemente tra me e le scorse sfilate, e quindi mi ritrovo a fare ammenda alle mie lacune soltanto ora.
La prima sfilata che ho guardato è stata proprio quella di Valentino: pura casualità in quanto era tra i primi risultati della mia ricerca YT, ma si è rivelata un'ottimo inizio. Ecco qua le mie impressioni a riguardo.
Prima di tutto vi lascio qualche informazione di contorno che agevoli la lettura (se anche voi, come me, siete stati un po' distratti dalla vita in questo periodo).
- La sfilata si è tenuta il 3 luglio passato, esattamente all'Hôtel Salomon de Rothschild, 3900 metri quadrati¹ di incanto nel cuore di Parigi: le modelle hanno camminato all'interno di un bellissimo doppio ambiente in stile classicista costituito da serra e palazzo interno. Rifatevi gli occhi.
- Il designer Pierpaolo Piccioli ha creato la collezione (ben 71 pezzi) basandosi sulla dialettica individualità-uguaglianza, sintetizzata dalla sua frase "L’individualità è un valore da promuovere e proteggere. Ogni essere umano è diverso dall'altro, ma siamo tutti uguali". L’estro creativo è indubbiamente un modo per differenziarsi dagli altri, ma nella diversità c'è sempre un trait d’union. Si parla di "opulenza della diversità" e di "stravaganza come individualità nella sua forma più pura".²
- Per sostenere questa idea Piccioli ha chiamato a sfilare modelle di razze diverse, ma anche età: hanno fatto la comparsa in passerella pure nomi celebri come Lauren Hutton (75) e Cecilia Chancellor (52).
- Rimanendo in tema di individualismo ed inclusione, Piccioli si è presentato a fine sfilata insieme al suo gruppo di sarte e sarti, proprio a sottolineare l'importanza nella moda (e a maggior ragione nella Haute Couture, in cui tutto è su misura e fatto a mano) della craftmanship e del sapere collettivo. (Nella foto qui sotto vedete Piccioli stringere affettuosamente la Hutton, di cui adoro i guanti Valentino, attorniato da modelle e sarte. Non so voi, ma a me questo scatto ricorda per il senso di famiglia, italianità, allegria, le campagne pubblicitarie Dolce e Gabbana).
Veniamo finalmente al clou:
Ho apprezzato molto i colori e gli abbinamenti contrastanti. Posso proprio dire che la palette cromatica era impeccabile, molto elegante e raffinata, frizzante e giovanile, piena di colori brillanti (cosa buona e giusta per una collezione autunno-inverno che evita di cadere nella banalità delle palette scure). La varietà delle stoffe, rigide e scultoree e morbide e cadenti, ha creato un gioco di volumi eccezionale. Buona anche la "pulizia" di diversi look, che definirei addirittura architettonici, in cui a parlare erano solo il colore, il taglio e la stoffa (come quelli qui sotto).
I copricapi stile azteco e quelli "pelosi" sono stati un tocco estroso, non male, ma neanche i miei preferiti. Ma si sa, alla creatività della Haute Couture va fatta qualche concessione. Mi è piaciuta invece l'aria da geisha di alcuni look, in particolare quello rosso indossato da Cecilia Chancellor, e le stampe floreali orientaleggianti (ancora, cosa insolita vedere fiori per l'a/i, anche se i copricapi mi ricordano molto la scorsa sfilata moschino p/e 18).
Mi è sembrato un po' troppo sforzato portare in passerella anche dei leopardati e dei glitter (il troppo stroppia), e l'apparizione continua di fiocchi monumentali mi è sembrata un po’ troppo sfruttata come idea (vedi il famoso abito "Paris Rose" di Ysl, 1983), ma come si nota anche da altre passerelle (tra cui Ysl stesso) il fioccone è un leitmotif per questo a/i, quindi rassegnamoci. Ho apprezzato, invece, il fiocco alla caviglia dei sandali indossati dalle modelle in sfilata: mi è sembrato il modo giusto per fare l'upgrade ad un modello altrimenti visto e rivisto, in modo femminile e civettuolo.
Riassumendo:
Ho amato particolarmente questa collezione per l'originalità nella scelta dei colori e delle stampe rispetto ai soliti e noiosi colori cupi delle collezioni a/i, per la palette vibrante e perfettamente contrastante, per i magnifici volumi scultorei ispirati al Manierismo italiano di Rosso Fiorentino, per le stoffe più leggere e svolazzanti e ultra femminili.
Non ho apprezzato i fiocchi giganti agli scolli e sul retro di molti abiti, troppo visto; i copricapi in 'pelo' un po' troppo stile lo-yeti-a-Cortina, ma posso passarlo sotto la scusa della scenografia propria della h.c.; i glitter e il leopardato, di troppo a parer mio in una sfilata già intensa e ricca.
In definitiva il mio modesto giudizio sulla collezione è decisamente positivo. Ho l'impressione che con le ultime collezioni (tra cui come non citare la scorsa p/e 19) lo stile Valentino si stia rinnovando in meglio, e che stia abbandonando quegli stilemi classici e un po' pedanti che lo caratterizzavano fino a qualche anno fa.
Credits e Note:
Tutte le altre immagini: https://www.vogue.com/fashion-shows/fall-2019-couture/valentino/slideshow/
Concordo con te; nonostante rimanga una delle griffes più eleganti, quei 'dejà vu' che hai elencato alla fine sono... in più!!!
RispondiEliminaSimona
Bel post. Guarderò la sfilata... coi fiocchi!
RispondiEliminaViolamammola
Post frizzante davvero! Ma io adoro il pelo!!!
RispondiEliminaSerena
Perché non scrivi qualcosa sugli stilisti emergenti? Anne Vavasour, per esempio....
RispondiEliminaRoby